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  ETRUSCOLOGIA  

 
LA LUPA ETRUSCA E L’AMBIGUA ORIGINE DI ROMA

L’adozione, generalizzata a tutta la società romana, della “Lupa Capitolina”, opera squisita di Arte Etrusca al pari del preveggente “Apollo di Veio” (ed entrambe contraddicono molte delle dicerie – vedi anche il Berenson – sull’arretratezza dell’Arte Etrusca), alla quale soltanto nel rinascimento furono aggiunti i due ruspanti e paffuti gemelli, è il primo tangibile indizio dell’indissolubile legame tra Roma e la civiltà Etrusca. Semmai è l’influenza del misterioso popolo di Veio, Tarquinia, Roselle, Vetulonia, Vulci ed altre sviluppate città dell’antichità preromana, sulla fondazione della Città Eterna, l’etnia del o degli Ecisti, ad alimentare tutt’ora un dibattito che necessita di ulteriori tasselli storici e archeologici per poter orientare una provvisoria verità storica (provvisoria nel senso che il dinamismo della ricerca tende a verità assolute secondo concezioni e teorie in stretta dipendenza con il “Tempo” che le esprime).

Il concatenarsi di una serie di eventi, tra i quali gli stretti legami commerciali e politici tra le giovani colonie dell’Italia meridionale e la fiorente civiltà etrusca (e le sue vie di comunicazione irradiate in tutte le direzioni dal centro d’Italia), costituirono fattori determinanti per rendere uno dei più rari guadi del Tevere, all’altezza dell’isola Tiberina (nei pressi del successivo Foro Boario – primo porto fluviale di Roma – e del mitico ponte Sublicio) luogo convenevole attorno al quale, e sui colli che coronano le svelte anse del fiume, crebbero villaggi e provvisori ricoveri: presto radicatisi in sicuri insediamenti per le soste dei viaggiatori e degli armenti transumanti, consolidando in breve tempo la costellazione di siti abitati nei pressi delle opposte sponde del Tevere in quel suo ultimo tratto di percorso, e che in seguito si sarebbero fusi nel nucleo primigenio di Roma.

Benché affermatasi soltanto nel III sec. a.C., la tradizione storiografica romana (iniziatasi con l’erudito Varrone nel tardo periodo repubblicano), conservava per testimonianze orali memorie di avvenimenti essenziali legati all’origine di Roma: molte delle quali comuni alle due fonti mitiche evocanti l’origine della città. Il mito di tradizione greca associava l’inizio dell’Epopea romana con l’eroe Enea, fuggitivo dalla distruzione di Troia, e il suo approdo nel Lazio dove avrebbe sposato Lavinia figlia del re Latino e dove il figlio Ascanio fondò Alba (Longa).

L’altro mito, quello di tradizione indigena, nascondeva in quello greco la sua genesi caratterizzandosi infine con la successione (in buona parte confermata storicamente) del primo re di Roma: Romolo, eponimo della città, soprattutto.

Pur tenendo conto anche dei riferimenti derivati dal mito che non escludono una etnia etrusca tra le genti che verso la metà del VIII sec. a.C. insediarono villaggi sul Palatino, la storiografia romana non offre davvero elementi per promuovere la componente etrusca nell’attività di concezione e fondazione di Roma. E quando il Varrone consolidò la storiografia romana affermandola in tutto il vasto territorio nel frattempo conquistato, gli etruschi erano ormai solo e soltanto uno dei popoli soggiogati e battuti da Roma e nessun romano avrebbe voluto condividere con essi l’origine dell’Epopea romana. E in più gli ultimi re della dinastia etrusca dei Tarquini non avevano lasciato davvero un buon ricordo del loro governo se addirittura l’ultimo di essi, Tarquinio il Superbo, fu deposto e cacciato da Roma.

Se dovessimo dar retta ad Erodoto (libro I, 94), il dubbio sull’origine degli Etruschi (se fossero profughi lidi o pelasgi - cioè popoli del mare – reduci da una breve conquista dell’Egitto) si collega strettamente allo loro influenza sul nucleo etnico che progettò e fondò Roma: infatti, secondo Erodoto, nel 753 a.C., data convenzionalmente accettata della fondazione di Roma, gli Etruschi erano insediati stabilmente in molti siti del Lazio e in particolare sul litorale Tirreno e anche più a Sud. Di conseguenza immaginare un evento come la fondazione di una nuova città in un contesto densamente frequentato e ricco d’insediamenti etruschi senza ipotizzare una loro qualche partecipazione attiva o politica alla fondazione è ipotesi suggestiva ma allo stato attuale delle ricerche assai improbabile.

Dal momento però che non è oggettivamente confermata, vuoi per l’interferenza dei miti, vuoi per la scarsità di documentazione, la presenza etrusca sulla Roma arcaica (se non sottoforma di colonie di artigiani emigrati dalle città laziali), bisognerebbe confrontare la struttura fisica, politica, religiosa e sociale della città primordiale per individuare, laddove presenti, elementi adeguati a rappresentare la componente Etrusca: se non addirittura l’etnia Etrusca dell’ecista: il mitico Romolo, che alcuni studiosi sostengono derivare il nome da Rumon, che in etrusco significa fiume.

Un elemento credibile, infine, anche se non può costituire prova certa della natura Etrusca dell’origine di Roma, è il rito di fondazione della città tramandatoci dalle fonti storiche che è attinto certamente ai miti: “ fu fatto un solco con l’aratro, trascinato da un toro e una giovenca bianca, e tracciato il Pomerium sacro delimitante la futura città, dopo che dodici uccelli di buon augurio avevano volteggiato sul luogo…”

Dodici erano gli Dei maggiori del pantheon Etrusco, dodici le città delle federazione guidata da Tarquinia: dodici gli uccelli di buon augurio prima d’iniziare a tracciare il solco sacro…

Attorno a questo numero si concretizza una circostanza a favore degli Etruschi e della loro influenza sulla nascita di Roma.



Paolo Codazzi in Geopoli, rivista di escursionismo geografico e tempo libero – gennaio 1995



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2 PREMESSA
2 LA LUPA ETRUSCA E L’AMBIGUA ORIGINE DI ROMA



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